venerdì 28 gennaio 2011

Mattonella con pere e crema ganache

Domenica scorsa, insieme a un bel gruppo di amici, abbiamo partecipato ad una specie di caccia al tesoro, in cui una delle prove, consisteva nel preparare una pietanza scelta dagli organizzatori.
Ogni squadra il giorno prima ha dovuto preparare la ricetta assegnata (per ben 27 persone...); tutte le ricette messe insieme, hanno poi formato il menù del pranzo a cui abbiamo partecipato tutti, dopo le varie prove superate nel corso della mattina.
La giornata è stata molto divertente, ma soprattutto è stato divertente il giorno prima sapere di dover cucinare per tante persone, per poi essere giudicati.

A noi come prova è toccato il dolce e precisamente: mattonella con pere e ganache.
Ovviamente è una ricetta che non avevo mai fatto prima e devo dire che per la buona riuscita della ricetta, un po’ tensione si è fatta sentire.
Tutto sommato sono soddisfatta di come è venuta e il fatto che il giorno dopo tutti l’abbiano mangiata facendo anche il bis, mi fa pensare che alla fine il risultato è stato buono.

Ecco dunque la ricetta, con le foto dei vari passaggi per la preparazione.
Io ho raddoppiato la dose, perché eravamo tante persone, ma propongo la dose originale, che è per 8.

Ingredienti:
 - 100 g di farina di  mandorle (nel caso sia difficile trovarla, potete farla, frullando le mandorle con il frullatore, come ho fatto io)
- 100 g di zucchero a velo
- 30 g di cacao amaro
- 6 albumi
- 30 g di zucchero semolato
- 1 dl di panna fresca
- 300 g di cioccolato fondente
- 2 mezze pere sciroppate
- 60 g di burro
- sale

Preparazione:

Riunite in una terrina la farina di mandorle con lo zucchero a velo e il cacao; montate gli albumi con un pizzico di sale e, quando inizieranno a diventare spumosi, aggiungete lo zucchero semolato. Continuate a montare fino ad ottenere una meringa soda e amalgamatevi con delicatezza il composto precedente. Versate l’impasto in una teglia di 26x40 cm. rivestita con carta da forno, poi cuocetelo nel forno a 190° per circa 20 minuti; lasciatelo intiepidire, sformatelo e fatelo raffreddare.

Versate in una casseruola la panna con 1 dl scarso di acqua; portate al limite dell’ebollizione, unite il cioccolato spezzettato e, fuori dal fuoco, mescolate fino a quando il cioccolato si sarà completamente sciolto. Lasciate intiepidire il composto e, poco alla volta, unite il burro molto morbido. Trasferite la crema ganache in frigo fino a quando inizierà a rapprendersi (circa 10 minuti), quindi montatela con le fruste elettriche per 2-3 minuti, finché inizierà a diventare più chiara addensandosi.

 Disponete la crema ganache sulla base preparata, poi una volta distribuita la crema, se volete potete già suddividere la torta in piccole mono-porzioni. Poi distribuire sopra le pere tagliate a dadini per completare.
 Buon appetito!

venerdì 21 gennaio 2011

2 diritti 2 rovesci


Da un po’ ho riscoperto l’hobby di lavorare ai ferri.
Una volta era considerato il passatempo delle nonne, che dopo aver fatto le faccende di casa, si mettevano in poltrona a sferruzzare, producendo maglioni, sciarpe, calzini, cappelli...forse perché prima c’erano anche pochi soldi per comprare l’abbigliamento, ecco allora che le nonne e le mamme si dovevano ingegnare per far avere a tutta la famiglia i vestiti caldi per l’inverno.

Oggi, molte donne giovani (non solo le nonne), hanno riscoperto questo passatempo che si è rivelato un anti-stress molto piacevole. Lavorare ai ferri rilassa, dà un senso di tranquillità, in più si sviluppa creatività e fantasia...senza contare la soddisfazione finale nel vedere l’oggetto finito e indossato; insomma le tensioni si distendono ... meglio che prendere un calmante...

Questo hobby non solo è stato riscoperto, ma pare sia diventata una moda, la “knitting mania” in inglese. Moda, o non moda, a me sferruzzare piace e mi rilassa, anche se non sono molto brava, infatti so fare solo sciarpe (2 diritti 2 rovesci appunto). Come ha detto di me una persona: “io la maglia la so fare, ma non so né crescere né calare”...nel senso che so fare il diritto e il rovescio ma non so calare le maglie o aumentarle, quindi per ora niente maglioni, niente cappelli, ma solo sciarpe lunghe lunghe...prima o poi dovrò imparare a fare anche altre cose...
Queste sono tre sciarpe che ho fatto l’anno scorso. 

La prima l’ho fatta utilizzando avanzi di lana per fare pratica...e il risultato, anche se non molto omogeneo, non è stato malvagio...pensate che qualcuno l’ha indossata tutto l’inverno...che soddisfazione!:


Per la seconda ho utilizzato un po’ di lana nera che avevo già in casa, ravvivandola con del filo argentato alle estremità, giusto per dare un po’ di luce...ed ecco la “sciarpa da sera”:


Per la terza, finalmente sono andata a comprare la lana in un negozietto che vende solo gomitoli di lana e cotone; ho comprato dei gomitoli color arancione con sfumature varie e devo dire che l’effetto finale mi è piaciuto:


venerdì 14 gennaio 2011

Il ragù di Nonna Maria

Per me e per la mia famiglia (incluso tutto il parentame e gli amici che l’hanno provato) il ragù di Nonna Maria è sempre stato quanto di più buono le manine d’oro di nonna potessero cucinare!...era proprio brava in cucina, sapeva cucinare tante cose, ma come faceva bene il ragù lei...

Negli anni, il ragù di Nonna Maria è diventato una ricetta “icona” per tutte noi discendenti, che in qualche modo cerchiamo di imitarla quando ci accingiamo a prepararlo.

Nonna Maria faceva così:
...si alzava la mattina presto per fare il ragù, tanto che in casa già alle 9 di mattina si sentiva l’ odore tipico...il ragù ha bisogno di tanto tempo di cottura; iniziare presto a cucinare faceva parte del suo carattere, “al mangiare bisogna stargli dietro” diceva, altro che fast-food dico io...quello del cucinare era un lavoro serio al quale dedicarsi con passione, come sempre ha fatto.

Uno potrà dire: “un ragù è un ragù, gli ingredienti sono quelli...”, sì è vero, ma oltre agli ingredienti, ciò che faceva diventare buono quel ragù era soprattutto la cura con cui veniva cucinato e infine quel “tocco segreto” di nonna che lo rendeva inconfondibile: la scorza di arancia.

Per tutte quelle che vorranno provare, e per tutte quelle che l’hanno già provato, ecco la ricetta del ragù di Nonna Maria:
Ingredienti
-500/600 gr di carne macinata di manzo
-1 barattolo grande di pomodori pelati
-1 tubetto di concentrato di pomodoro
-gli “odori”: cipolle, carote, sedano, aglio, 1 ciuffetto di prezzemolo
-olio e sale
-vino rosso
-1 foglia di alloro
-1 scorza di arancia
Preparazione
Preparare un soffritto con olio, cipolle, carote, sedano, aglio e prezzemolo triturati. Dopo aggiungere la carne macinata e far soffriggere. Aggiungere un po’ di vino rosso e far svaporare per qualche minuto. A questo punto, unire i pomodori pelati, grossolanamente schiacciati con una forchetta, poi il concentrato di pomodoro e la foglia di alloro. Aggiustare di sale ed infine aggiungere la scorza di arancia. Avere cura di girare il ragù durante la cottura, lasciar cuocere per circa 3 ore...e pensare un po’ a Nonna Maria...così verrà meglio!

Buon lavoro e buon appetito!

lunedì 3 gennaio 2011

L’epifania tutte le feste le porta via




Mi ricordo quando ero piccola che la sera del 5 gennaio preparavo un piattino con dei biscottini e un bicchiere di latte da far trovare alla Befana che sarebbe scesa durante la notte dalla cappa della cucina, per riempire la calza. Il giorno dopo, trovavo la calza piena di caramelle, cioccolatini, noci, mandorle, arance, mandarini, fichi secchi, aglio, peperoncino e a volte un po’ di carbone...però di zucchero...

Poi mi ricordo che quando ero un po’ più grande, la Befana l’ho fatta io!...nel senso che mi sono travestita con vecchi abiti trovati in garage, un grembiule, una mantellina di lana sulle spalle, tanta stoppa in testa per sembrare più vecchia, una pezzola in capo e una grande scopa di saggina...la mia amica Simona se lo ricorderà bene, perché mi aiutava nel travestimento...e le risate ovviamente non mancavano, anche la mia cugina Manola se lo ricorderà, perché il figlio era ancora piccolo e alla Befana ci credeva...anche la mia cugina Barbara si ricorderà che una volta siamo andate in giro per Livorno, lei mi accompagnava, io vestita da Befana e i bambini ci fermavano per chiedere il regalo...devo dire che ho un bel ricordo di questa tradizione!

La leggenda bella Befana narra che i Re Magi in viaggio per Betlemme avessero chiesto informazioni sulla strada ad una vecchietta, e che avessero insistito perché lei andasse con loro a portare i doni al salvatore. La vecchietta rifiutò, ma poco dopo, pentita, preparò un cestino di dolci e si mise in cerca dei Magi e del bambino Gesù. Non trovandoli bussò ad ogni porta e consegnò dolci ai bambini sperando di potersi così far perdonare. La Befana diventa quindi una specie di strega buona, vestita di stracci, che vola sopra i tetti con una scopa, portando piccoli doni, dolcetti e carbone a chi non è stato buono.

Il significato della ricorrenza dell’Epifania nell’antichità rappresentava la morte e la rinascita della natura dopo il solstizio invernale. La Befana ci ricorda che dopo le feste si torna a lavorare la terra per avere nuovi frutti, da qui l’usanza di dire “l’epifania tutte le feste porta via”, perché è proprio dopo il sei gennaio che il contadino ricominciava a seminare e i lavori riprendevano, sperando in un prosperoso raccolto per l’anno nuovo.

Ecco la filastrocca della Befana:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!
La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
porta un sacco pien di doni
da donare ai bimbi buoni.
La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la scopa di saggina:
viva viva la nonnina!
La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio.
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la gerla sulle spalle
e le calze rosse e gialle.